Il vostro sito web è green oriented?
Negli ultimi dieci anni la maggior parte delle organizzazioni sono comparse online con il proprio sito web. I primi esempi erano ibridi che somigliavano molto a delle brochure messe in Rete e non si poteva di certo dire che la navigazione o l’abbondanza delle informazioni fossero ottimali.
Via via, con l’avvento del Web 2.0 si è arrivati alla creazione di spazi di interazione, fondamentali per garantire la creazione della relazione tra organizzazioni e stakeholder, fino all’integrazione dei social media.
Il progresso tecnologico ha portato poi alla nascita di nuovi dispositivi come i tablet e gli smartphone, dai quali è possibile navigare in Internet ovunque ci si trovi, dispiegando nuove occasioni per offrire servizi tramite il Web.
Queste ultime tecnologie sono piaciute molto al mercato, al punto che si prevede per il 2013 il sorpasso delle vendite dei tablet sui pc.
Scegliere di risparmiare sugli investimenti e non adeguare il proprio sito alla fruizione tramite questi dispositivi di ultima generazione, significa quindi decidere di tagliare fuori una fetta di mercato notevole.
Alcuni potrebbero obiettare e pensare che la propria audience non rientra nei consumatori di nuove tecnologie e che al contrario si tratta di persone che per scelta prediligono il minimo indispensabile a riguardo. Mi viene in mente l’organizzazione modello del caso, pensando alle no profit orientate allo scambio equo solidale vecchio stile. Proprio per le organizzazioni più spinte verso il rispetto della natura, invece, questi nuovi strumenti di comunicazione possono essere determinanti.
Utilizzare tablet e smartphone, sostituendoli al computer (per ciò che è possibile) significa scegliere apparecchi che consumano meno energia, quindi più green.
Basti pensare che la batteria di un iPad dura fino a 10 ore e mentre l’autonomia della batteria di un pc è molto più limitata e il confronto è presto fatto.
Quindi adeguare la comunicazione, aggiornarla e adattarla alle nuove emergenze, significa da un lato essere al passo con i tempi e dall’altro, favorire l’abbattimento del consumo di energia per le attività quotidiane.
Creuza News riporta un aggiornamento in merito al Mobile Green Manifesto del GSMA, dove si sottolinea il ruolo centrale dell’impatto ambientale di queste tecnologie per la riduzione dei gas serra. Questo settore tecnologico sta già riducendo il proprio impatto ambientale e si prevede un abbattimento del 40% dei gas serra prodotti entro il 2020, percentuale che rapportata al totale delle emissioni generate dalle attività umane corrisponde all’1,7% (per approfondimenti vi invito a leggere l’articolo completo qui: www.creuzanews.com).
Allora non basta aderire ad un piano di compensazione delle emissioni di CO2 della vostra comunicazione, ma occorre rivedere periodicamente le possibilità offerte dal mercato per abbatterne i costi ambientali in partenza e prevedere la navigazione tramite nuovi dispositivi, è una delle nuove soluzioni da prevedere.
L’uso consapevole degli strumenti che abbiamo a disposizione – e il loro costante aggiornamento – è di sicuro un modo per risparmiare risorse e sfruttare al meglio quelle che decidiamo di usare. Rendere i nostri contenuti visibili e fruibili attraverso apparecchi che consumano meno è parte di questa via.
Per completezza di ragionamento e per fare delle scelte più consapevoli, però, mi piacerebbe conoscere qualcuno che sappia dirmi quali sono i costi di produzione di certe apparecchiature (anche in paragone a un pc che, come dici giustamente tu parlando della durata della carica, consuma di più durante l’utilizzo).
Più in generale, a proposito di siti green, oltre alle forme di compensazione del singolo sito esistono dei servizi di hosting che usano in parte energie rinnovabili o acquistano crediti per compensare le proprie emissioni (es. Greengeeks.com). Non sono mai stata una sostenitrice delle politiche di compensazione, ma quando si prende in considerazione questa via è interessante vedere quali sono le soluzioni proposte sia in Italia che all’estero e provare a dare fiducia e credito a quelle che ci sembrano più vicine alla nostra filosofia.
Che ne pensi? :)
Ciao Andhira, grazie per il commento! Partiamo dalle informazioni circa i costi di produzione/smaltimento dei dispositivi. Con una triste notizia di questi giorni, l’incertezza relativa ai dati che richiedi diventa sempre più ampia. Mi riferisco alla Apple che da qualche anno promuove i suoi prodotti facendo leva su alcuni aspetti green, che è stata accusata prima da Greenpeace ed ora anche dall’Epeat, dimostrando di avere dei notevoli “peccati green” (http://www.agendadigitale.com/nuvole-digitali-apple-amazon-e-microsoft-nel-mirino-di-greenpeace http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/11/via-la-certificazione-green-dai-prodotti-apple-non-permettono-di-riciclare/290049/).
Qui andrebbe aperta anche una parentesi sull’etica e lo sfruttamento dei lavoratori per la produzione di questi apparecchi, inevitabilmente legati alla sostenibilità, dove la Apple insieme ai suoi principali competitors cade nuovamente in basso.
Solo spostando il punto di osservazione della questione, si può inquadrare la logica che mi spinge a sostenere la predisposizione dei propri siti web verso queste tecnologie, ossia dalla consapevolezza della diffusione di tablet e smartphone, che al di là delle nostre singole scelte sarà sempre più massiccia, quindi per quel che possiamo, penso dovremmo sfruttarne gli aspetti che li rendono più sostenibili dei pc.
Per quanto riguarda i servizi di green hosting credo che siano una buona soluzione e spero che nel giro di pochi anni riescano a diffondersi maggiormente come soluzioni alternative ai tradizionali. Poi, per le politiche di compensazione, credo che siano a volte necessarie, ma che non debbano essere l’unico accorgimento che un’organizzazione prende per essere green. Altrimenti diventano un modo per sentirsi a posto con la coscienza e giustificarsi verso gli altri.
Insomma, sono pienamente d’accordo con te!